Una buona notizia: riprende a crescere la spesa delle famiglie italiane per i prodotti alimentari dopo un anno, il 2018, che aveva chiuso con un deciso rallentamento.
E i surgelati trainano la crescita, sia a volume sia a valore, a cominciare da ortaggi e patate che insieme totalizzano quasi i due terzi a volume (64,9%) dei consumi di surgelati in Italia pari, ricordiamo, a quasi 840 mila tonnellate nel 2018.
La notizia è contenuta nel n. 4/2019 del Rapporto Ismea Consumi alimentari. I consumi domestici delle famiglie italiane, appena pubblicato, sulla base dei dati del Nielsen Consumer Panel relativi ai primi sei mesi 2019.
VEGETALI E PATATE SURGELATI: +3,8% A VOLUME, + 4,1% A VALORE
Nel primo semestre 2019, gli acquisti di ortaggi e patate surgelati sono aumentati del 3,8% a volume e del 3,8% a valore rispetto al primo semestre 2018.
Tra le ragioni del fenomeno ci sono gli attuali trend dei consumi alimentari degli italiani, fra cui un posto di rilievo continua ad essere occupato dalla ricerca di cibi che facciano bene alla nostra salute.
In questo trend generale Ismea inserisce un fattore contingente: a favorire la tendenza positiva dei surgelati, si legge nel Rapporto, ci sono “le scarse disponibilità di ortaggi freschi e i conseguenti elevati prezzi cui venivano offerti in conseguenza dell’anomalo decorso meteorologico”.
Un’affermazione confermata dall’andamento divergente tra acquisti a volume e acquisti a valore di vegetali e patate fresche: “La minor presenza di ortaggi nei banchi del fresco – afferma il Rapporto – si è tradotta in una contrazione del -4% dei volumi cui è corrisposta però una spesa in aumento del +5%”.
Analogo il discorso per le patate: “A causa delle scarse disponibilità, le vendite in volume si sono contratte del -3,4%; di contro, la spesa è aumentata del +6%”.
SURGELATI: UNA VALIDA RISPOSTA ANCHE ALL’EMERGENZA CLIMATICA
- Come ricorda il presidente IIAS Vittorio Gagliardi nell’intervista pubblicata su questo sito, “il surgelato ha una lunga durata commerciale, che arriva fino a 18 mesi. Ciò consente alle aziende di programmare per tempo le proprie politiche di approvvigionamento, di scegliere le zone più vocate alla produzione di ciascuna materia prima, di stringere accordi con i produttori che fissino tanto gli aspetti qualitativi quanto i corrispettivi economici. In materia di prezzi ciò ha permesso al settore di non risentire, se non marginalmente, delle forti oscillazioni, spesso al rialzo, delle quotazioni di cui ha sofferto negli ultimi anni il mercato mondiale delle commodities. E ciò ha avuto un effetto positivo anche per il consumatore finale”.
Quanto accaduto nei primi sei mesi del 2019 conferma pienamente queste parole.
- Parlare di “anomalo decorso meteorologico”, come fa Ismea a proposito dei fenomeni climatici che hanno colpito l’Italia (e non solo) nel primo semestre 2019, è corretto se si considerano i dati storici. Più difficile è credere che in futuro questi fenomeni saranno ancora un’anomalia. Più probabile, invece, che diventino più frequenti, come conseguenza dell’inquinamento del pianeta. A meno di radicali e immediati (ma complessi) cambiamenti su cui è fortissimo il dibattito politico ed economico internazionale.
La novità è che, grazie alla diffusione di una crescente sensibilità ecologica nell’opinione pubblica (in particolare in quella italiana), i consumatori italiani vedono oggi nella sostenibilità ambientale uno dei driver più potenti anche nell’acquisto dei cibi.
Pure su questo aspetto, come vedremo nel prossimo articolo, i surgelati hanno le carte pienamente in regola.