Vittorio Gagliardi, presidente IIAS:
- Le aziende di surgelati impiegano materie prime al top per qualità e sicurezza
- Consumare surgelati fa quindi bene alla salute dell’uomo e a quella del pianeta
- Acquistare surgelati conviene anche all’economia familiare
- Chi sceglie un surgelato sceglie un prodotto eccellente, in casa e fuori casa
- Consumi + 0,2% a volume nel primo semestre 2019
Domanda. Nella sua introduzione al Rapporto Consumi 2018 lei cita un recente rapporto ISMEA secondo cui “Healthy and Easy” sono i principali driver della spesa alimentare degli italiani, e afferma: “I surgelati continuano ad incontrare il favore del consumatore perché sono, per definizione, tanto healthy quanto easy”. Potrebbe spiegarci meglio queste parole?
Risposta. Cominciamo dall’“Healthy”. Per il consumatore l’accoppiata cibo-salute è diventata inscindibile, e nei surgelati è fortissima perché le aziende, per produrli, scelgono e utilizzano materie prime al top per qualità, nutrizionalità e sicurezza. E, nei prodotti ricettati, osservano scrupolosamente i dettami degli esperti nutrizionisti italiani.
Da dove vengono materie prime impiegate dalle aziende dei surgelati?
In primo luogo dall’Italia, un Paese con una cultura alimentare senza uguali al mondo per ricchezza e varietà. Quando la disponibilità di materie prime nel nostro territorio non è sufficiente, le aziende si rivolgono alle zone più vocate nel mondo nella produzione delle varie materie prime: vegetali, pesce, carne, ecc. Anche in questi casi, però, la cultura alimentare italiana gioca un ruolo fondamentale, perché viene imposta, o insegnata, ai produttori di queste materie prime.
Qualche esempio concreto?
Nel settore ittico il Mediterraneo, per una serie di ragioni, non offre molto. Le aziende di surgelati si approvvigionano perciò nei mari in cui ciascuna specie ha il proprio habitat di vita migliore, in acque pulite, profonde e lontane dalla terraferma. Qui il pesce viene pescato e surgelato immediatamente, spesso nelle navi stesse, e grazie a questo conserva al meglio le qualità del prodotto fresco.
Con i vegetali cosa accade?
Sappiamo tutti che la produzione agricola italiana è tra le migliori al mondo, motivo per cui le aziende dei surgelati privilegiano ogni volta possibile i nostri territori. A volte però le quantità disponibili non bastano, specie di quelle coltivazioni (un esempio per tutti, i piselli) che non trovano nel nostro Paese i fattori pedoclimatici ideali. In questi casi andiamo a procurarci la materia prima all’estero, ma a condizione che ci dia le stesse garanzie di qualità e di sicurezza presenti in Italia. E dove queste garanzie non ci sono le pretendiamo, stringendo accordi con i coltivatori che regolano tutte le fasi del ciclo del prodotto: dalla preparazione del terreno alle modalità di coltivazione; dalla raccolta al trasporto agli impianti di trasformazione. Tutto ciò salvaguarda al massimo la qualità, e dunque la salute e la sicurezza del consumatore. E non solo di questo, ma anche del pianeta.
Intende dire che oggi l’industria dei surgelati è all’insegna della sostenibilità?
Proprio così. Secondo una recente indagine commissionata da IIAS a IPSOS, il trend del mercato alimentare del futuro sarà segnato dalla crescente offerta di prodotti di qualità capaci di coniugare gusto e salute, dell’uomo e dell’ambiente. I surgelati hanno da dire molto in proposito, perché la scelta delle zone più vocate per approvvigionarsi di materie prime privilegia la qualità e la gestione del prodotto in tutte le sue fasi di vita, con grande beneficio per l’uomo e per l’ambiente.
Potrebbe di nuovo fare qualche caso concreto?
Oggi l’industria dei surgelati si approvvigiona di materie prime agricole prodotte secondo modalità rispettose dell’ambiente, che stanno progressivamente riducendo l’utilizzo della chimica e lo sfruttamento di risorse naturali (acqua, suolo) sempre più preziose per il pianeta. Nell’ittico tutte le aziende di surgelati si rivolgono ad operatori che si attengono a standard di pesca sostenibili certificati a livello internazionali, e volti a garantire alle generazioni di oggi e di domani un pesce sano, sostenibile e proveniente da una pesca gestita correttamente.
La continua ricerca della migliore qualità, anche ambientale, non finisce con l’incidere sui prezzi di vendita? Si dice spesso che i surgelati siano più “costosi” dei prodotti freschi. È davvero così?
Non è così, anzi è vero il contrario. In generale, il surgelato ha una durata commerciale molto più lunga, fino a 18 mesi, rispetto al corrispondente prodotto fresco. Ciò consente alle aziende di programmare per tempo le proprie politiche di approvvigionamento, di scegliere le zone più vocate alla produzione di ciascuna materia prima, di stringere accordi con i produttori che fissino tanto gli aspetti qualitativi quanto i corrispettivi economici. In materia di prezzi ciò ha permesso al settore di non risentire, se non marginalmente, delle forti oscillazioni, spesso al rialzo, delle quotazioni dei cui ha sofferto negli ultimi anni il mercato mondiale delle commodities. E ciò ha avuto un positivo effetto anche per il consumatore finale. Ma lo stesso consumatore, quando considera il prezzo di un surgelato, deve tenere presenti altri aspetti che lo rendono senza dubbio conveniente.
Si riferisce alle sue caratteristiche anti-spreco?
Esattamente. Voglio però premettere che, prima di essere una convenienza economica, non sprecare cibo è un obbligo morale. I dati ci dicono che ogni anno nel mondo va perso o sprecato un terzo della produzione alimentare: il quadruplo di quando basterebbe a soddisfare il fabbisogno di cibo degli 820 milioni di persone che, secondo la FAO, ancora oggi soffrono la fame. Poi c’è l’aspetto del bilancio economico di ciascuna famiglia: si calcola che nel 2018 gli italiani abbiamo sprecato 8,5 miliardi di euro di cibo, 65 chili a testa, soprattutto in casa. In un quadro così sconfortante, i surgelati sono fra i cibi meno sprecati in assoluto, con appena il 2,5%, mentre fra i prodotti a breve scadenza la percentuale arriva fino al 63%. La ragione è semplice: i surgelati ci consentono di controllare porzioni e quantità, di portare in tavola solo quanto realmente mangiamo e di rimettere in freezer la parte che non ci serve per consumarla in un’altra occasione.
Quanto il consumatore è consapevole che il consumo di alimenti surgelati favorisce un’alimentazione migliore per la salute delle persone e dell’ambiente?
Dare un’informazione sempre più ampia ed efficace su questi temi è il compito principale di IIAS ed è lo sforzo che il settore, a livello associativo e di singole aziende, sta perseguendo con determinazione. Crediamo che in tema di cultura dei surgelati gli italiani abbiano compiuto molti passi avanti, ma il percorso per allinearci agli altri grandi Paesi, europei e non, è ancora lungo.
Qual è il primo consiglio che darebbe a chi acquista un prodotto surgelato?
Leggere le informazioni presenti in etichetta. A differenza di molti prodotti alimentari anche simili (come quelli congelati), i surgelati possono essere commercializzati solo nella loro confezione madre. Grazie all’impegno delle aziende del settore, le confezioni sono uno straordinario strumento di informazione per un consumatore che da parte sua, come indicano tutte le ricerche di mercato, vuol conoscere sempre più e meglio che cosa acquista, specie quando ha esigenze alimentari specifiche. Sono informazioni che le aziende si impegnano a rendere sempre più complete e comprensibili, in una parola trasparenti, con uno sforzo che il consumatore mostra di apprezzare.
A quali esigenze alimentari specifiche si riferisce?
Alcune richieste sono dettate da una maggiore attenzione ai vari aspetti legati alla salute: si pensi al boom dei prodotti senza glutine, destinati in primo luogo a chi soffre di celiachia ma oggi richiesti da un target di consumo più ampio. La stessa attenzione è alla base del diffondersi di tendenze come il vegetarianismo o il veganismo, o della crescente richiesta di prodotti biologici. L’innovazione continua consente al settore dei surgelati di rispondere a tutte queste esigenze, sia tradizionali sia emergenti.
Perché i surgelati, oltre che “Healthy”, sono anche “Easy”?
I surgelati si caratterizzano da sempre per l’elevatissimo contenuto di servizio, caratteristica che è storicamente all’origine del successo planetario di un’industria che – va ricordato – nella sua forma attuale ha meno di un secolo di vita. Elevatissimo contenuto di servizio vuol dire che il consumatore, quando porta a casa un surgelato, ha bisogno di pochi minuti di pentola, di padella o di microonde per metterlo in tavola e consumarlo al meglio. Ma il servizio, oggi, è andato ancora più avanti.
A cosa si riferisce?
Alla crescente affermazione del fenomeno del “door to door”. Oggi l’industria dei surgelati consente a chiunque di scegliere su un catalogo on line, ordinare e ricevere direttamente a casa all’ora più opportuna qualsiasi surgelato desideri. Così il consumatore risparmia il tempo, che non sempre ha, di andare al supermercato e beneficia di un contatto diretto con il venditore instaurando un rapporto di fiducia al quale attribuisce grande valore.
Eppure, come ha accennato, all’estero il consumo e la considerazione dei surgelati sono superiori, anche di molto, a quelli italiani. Cosa sta facendo il settore per ridurre tale gap?
Sui dati quantitativi il confronto con Paesi come Germania e Regno Unito, dove i consumi sono 3-4 superiori rispetto ai nostri, parla da solo. Sul fronte della considerazione, basti pensare alla nuova espressione con cui in UK viene definito il “frozen food”: “long fresh”, rispetto al precedente “frozen fresh”. Ciò vuol dire che dal concetto di “freschezza surgelata” si è passati a quello, più forte, di “freschezza per lungo tempo”. Paragoniamo tutto questo con la norma che, in Italia, impone ai ristoranti di indicare sul menu con un asterisco la presenza di cibo surgelato o congelato; norma basata sul presupposto, anacronistico e infondato, che il cliente si aspetti di vedersi servire in un pubblico esercizio solo alimenti freschi e, in quanto tali, diversi (sottinteso, migliori) da quelli sottozero. La nostra distanza culturale dai grandi Paesi stranieri non potrebbe essere più evidente.
Anche con sentenze recenti la magistratura si è confermata a favore della permanenza dell’asterisco. Come dovrebbe considerarlo il consumatore?
Per le ragioni che ho cercato di spiegare, nel caso dei surgelati l’asterisco va oggi inteso quale sinonimo di massima qualità e sicurezza. Come associazione e come aziende, il settore dei surgelati non smetterà di raccontare i plus nutrizionali, qualitativi, economici, etici dei suoi prodotti, finché il consumatore non comprenderà pienamente che consumare un surgelato vuol dire consumare un prodotto di qualità, in casa e fuori casa.
Come sono andati i consumi di surgelati nel primo semestre 2019?
Dopo un inizio di anno tutt’altro che positivo nella scia del 2018, i dati del primo semestre mostrano una soddisfacente ripresa sia a volume sia a valore: a volume si registra un +0,2% rispetto al 2018, un dato che visto con ottimismo considerando sia i dati negativi di inizio 2019 sia la situazione nazionale economica che non invita al consumo.