La dieta Mediterranea è entrata a far parte del patrimonio culturale dell’umanità dell’Unesco; un’ottima notizia per l’Italia ed un importante riconoscimento per la nostra esclusiva tradizione gastronomica. Il problema in casi come questi è trasformare la invidiabile teoria in quotidiana pratica: come realizzarla? La qualità globale degli stili alimentari, infatti, sta subendo anche alle nostre latitudini pesanti involuzioni, a causa dell’acritica importazione di modelli alimentari impropri, troppo basati su una monotonia di proposte.

Un ritorno ai “bei tempi andati” è sostanzialmente impossibile a causa dei tempi compressi della giornata e dunque dobbiamo provare ad indirizzarci verso offerte gastronomiche che concilino diverse e non modificabili esigenze quotidiane. Da oltre quarant’anni gli alimenti surgelati rendono la vita più semplice a donne che lavorano, famiglie formate da giovani poco esperti nell’arte della cucina, singles e, perché no, anziani; negli ultimi dieci/quindici anni inoltre, all’originaria offerta basata prevalentemente su materie prime, si è aggiunta una vera e propria “enciclopedia” di ricette della nostra tradizione gastronomica nazionale.

Le maggiori aziende del settore hanno mostrato di saper intercettare le nuove esigenze di nuclei sempre più compositi di consumatori, ai quali propongono a getto continuo pietanze che affondano le radici nei più autentici sapori e gusti delle diverse zone d’Italia. La sfida che parte dall’universo dei surgelati è dunque identificabile con un sintetico slogan: i surgelati, autentici interpreti della modernità alimentare.

Come declinare questo concetto? Semplice, delineando i tratti di un’offerta alimentare basata sulla qualità organolettica assicurata dalla sola conservazione con il freddo profondo, dalle inattaccabili garanzie igieniche nonché dall’estrema varietà dei menu e delle materie prime sempre disponibili. Il tutto concorre all’identificazione di un modello assolutamente originale e non riproducibile: il profilo di un “surgelato all’italiana”, in grado di attualizzare canoni gastronomici tradizionali che in tal modo confluiscono automaticamente all’interno di stili alimentari mediterranei evoluti.

Ciò permette al settore dei surgelati di superare di slancio apparentamenti semplicistici e impropri (junk food, precotti/precucinati “tout – court”, cibo emergenziale etc.) e di approdare verso quello che può essere realisticamente il punto d’arrivo di un’offerta alimentare moderna e completa: il giusto tempo, il giusto gusto e la giusta scelta per avere a disposizione o realizzare tutto l’anno le ricette più tradizionali.

Un’ultima annotazione: al giorno d’oggi si sente parlare con sempre maggior insistenza di prodotti a filiera corta (i cosiddetti “km zero”). Limitandoci a concetti quali sicurezza alimentare e qualità, si può dire che i surgelati possono entrare a far parte di tale specifica categoria: basti pensare, infatti, che molteplici materie prime surgelate (vegetali, pesce) vengono raccolte e pescate nelle zone vocate e rapidamente “bloccate” nelle loro migliori condizioni organolettiche e nutrizionali: si porta così l’orto o il pescato a casa del consumatore, senza l’ingombro e la perdita di valore degli scarti.

Il dibattito su questi argomenti è solamente all’inizio e, a tal riguardo, poter porre a confronto opinioni non preconcette aiuterà in primis le tante categorie di consumatori che intendono conoscere bene per scegliere sempre meglio.