Ordinario di psicologia dei consumi e del consumatore, Università Vita-Salute S.Raffaele di Milano
L’evoluzione dell’atteggiamento dei consumatore italiano nel confronti dei surgelati.
Gli anni di ostilità e di pregiudizio negativo sono ormai lontanissimi, e per la verità gli italiani verso i surgelati hanno avuto quasi sin dall’inizio, dagli anni ’60 per intenderci, una propensione positiva. La surgelazione appariva infatti, a fronte dello “scatolame”, un modo assai più naturale di conservare, simile a quello già familiare dei “tenere in fresco” in cantina o nel frigo. La diversità era insomma vissuta più come quantitativa che qualitativa, e non vi era davvero frattura tra l’esperienza già acquisita e la proposta dei surgelati.
In un primo tempo questa accettazione fu rivolta verso la disponibilità di prodotti “non stagionali”: grazie alla surgelazione la donna si affrancava dalla schiavitù della stagionalità per allargare la rosa di possibilità. In un secondo tempo si acquisì l’associazione tra prodotto surgelato e semilavorazione che rende facile disporre di prodotti notoriamente “faticosi”: verdure già pulite, pesce privo di lische, patate già sbucciate e così via. In un terzo tempo, più recente, si è cominciato ad individuare nei surgelati l’area privilegiata del semi-pronto, disponibile in frigo per riuscire a preparare menu variati in poco tempo, oppure per avere a portata di mano in casa alimenti di solito consumati fuori, dalla pizza all’ampia gamma delle ricette tradizionali della cucina italiana e internazionale, in modo particolare piatti etnici. Il surgelato è così progressivamente divenuto per la donna un amico, una risorsa, qualcosa che le consente di liberarsi sempre di più dal ruolo di domestica di fatica, e di esercitare maggiormente le proprie capacità creative.
E quindi grande favore non solo al surgelato completamente pronto, ma anche alla “base” che con pochi ritocchi può essere personalizzata. Ed ecco aprirsi per la donna un tempo “normale” in cui il surgelato e il servizio sono benvenuti, e compensati dalla apertura di momenti (per es. la domenica) in cui la donna per sua scelta decide di cucinare “facendo quasi tutto lei con le sue mani” e recuperando riti e stili tradizionali. Grazie anche a questa forma di compensazione surgelato moderno e tradizione, semi-pronto e fresco convivono oggi armonicamente, non solo nei singles ma anche nelle coppie anziane, che nel surgelato e semi-pronto trovano spesso un modo facile di accedere a un piatto simpatico, diverso, che anima il loro desco e li fa sentire “moderni”.
Il limite maggiore alla ulteriore diffusione del surgelato non sta nel rapporto con questa categoria alimentare, ma piuttosto nella resistenza che ancora trova la diffusione del microonde. Per quanto accelerata, questa diffusione non ha ancora raggiunto i livelli attesi e comparabili con gli altri paesi europei. Si tratta in parte di una diffidenza psicologica (le donne intervistate non sanno spiegare come agisce il processo nel microonde) ed anche architettonica: le ricerche mostrano che nelle cucine italiane non vi è letteralmente spazio per un forno a microonde di dimensioni realmente adatte a cucinare e non solo a scongelare piccole porzioni.