Le pizze surgelate sono un punto di forza del settore italiano degli alimenti sottozero. Secondo i dati di Unione Italiana Food, nel 2019 il solo export ha superato le 150 mila tonnellate (+10% sul 2018) per un valore di mezzo miliardo di euro.
Ancora migliori, adesso, appaiono le prospettive nel mercato USA (secondo sbocco assoluto del food and beverage nazionale dopo la Germania), grazie a un importante accordo concluso per iniziativa della stessa Unione Italiana Food, che autorizza quattro Aziende di pizze surgelate con stabilimenti nel nord Italia ad esportare prodotti vegetali contenenti ingredienti carnei in percentuali oltre il 2-3%.
Ma perché l’accordo è importante?
Un accordo con importanti ricadute positive
Negli USA i prodotti vegetali con ingredienti carnei oltre il 2-3%, per essere importati, devono avere oltre alla registrazione della FDA (Food and Drug Administration) anche l’autorizzazione della USDA/FSIS (Dipartimento dell’Agricoltura).
Ciò ha rappresentato un ostacolo alle esportazioni anche del nostro Paese, unanimemente riconosciuto patria mondiale della pizza. Un ostacolo tanto più serio perché il mercato USA delle pizze surgelate è costituito in massima parte da prodotti che contengono ingredienti carnei, a cominciare dalla popolarissima “Pepperoni Pizza”, a base di salame piccante.
Dopo un impegno durato quasi dieci anni, che ha coinvolto anche il Ministero della Salute, il Ministero dello Sviluppo Economico e l’Ambasciata italiana a Washington, Unione Italiana Food ha ottenuto la sospirata autorizzazione per le quattro aziende ad essa associate. E ha aperto una strada che potrà essere seguita da altre Aziende della stessa area geografica, con significative ricadute economiche per il settore e per l’intero made in Italy alimentare.